Parlare dell’approccio ecologico sociale ai problemi alcol correlati e complessi significa parlare del prof. Vladimir Hudolin che lo ideò.
Vladimir Hudolin (Ogulin 2 maggio 1922- Zagabria 26 dicembre 1996) fu un medico neuropsichiatra che per molti anni fu direttore della clinica di neurologia, psichiatra, alcologia e altre dipendenze dell’Ospedale Mladen Stojanivic e titolare della cattedra di neurologia, psichiatra e psicologia medica dell’Università di Zagabria.
Durante tutta la sua attività professionale e scientifica, il prof Hudolin fu affiancato dalla moglie Visnja, anche lei medico neuropsichiatra e docente universitaria, che sposò nel 1952. Insieme lavorano alla definizione ed alla diffusione della metodologia che oggi si identifica come “approccio ecologico sociale ai problemi alcol correlati e complessi (metodologia Hudolin)” e che è alla base del lavoro dei Club degli Alcolisti in Trattamento.
Il prof. Hudolin conosceva per esperienza personale la grande sofferenza presente in una famiglia in cui ci sono problemi alcol correlati avendo perso il padre, morto quando lui era adolescente, a causa dell’alcol. Durante la sua attività professionale aveva incontrato molto spesso gli alcolisti che, allora, venivano ricoverati negli ospedali psichiatrici (i cosiddetti manicomi) in quanto ritenuti “malati di mente”. In quei luoghi si applicavano vari tipi di terapie per curare i malati di mente tra cui l’elettroshock e il coma insulinico, con conseguenze spesso gravissime per i pazienti che potevano subire danni irreversibili o anche morire.
Tuttavia negli anni’50 lo psichiatra inglese Maxwell Jones sperimentò un’organizzazione innovativa all’interno dell’ospedale psichiatrico: la comunità terapeutica.
Il dr. Jones la definiva come un gruppo di persone che si uniscono con uno scopo comune e che possiedono una forte motivazione a provocare un cambiamento. Lo scopo della comunità terapeutica è la crescita intesa come individuale e processo sociale.
Proprio in quegli anni (1952-1953) Hudolin, con una borsa di studio, andò a lavorare in Inghilterra nella comunità terapeutica di Maxwell Jones e nei club terapeutici sociali di Joshua Bierer e in grandi ospedali psichiatrici (a Londra, Leeds, Inverness, Edimburgo, Aberdeen..).
Nello stesso periodo negli USA Clifford Beers diede origine al movimento dell’igiene mentale. In questa visione i disturbi mentali sono determinati non solo per cause interne alle persone ma anche, con una visone sistemica, per la loro interazione con l’ambiente esterno sia famigliare che di vita.
Fu in quel periodo che Jules Masserman, psichiatra di Chicago, dimostrò che i trattamenti in uso per i pazienti con disturbi mentali fino ad allora utilizzati non davano i risultati sperati; infatti un terzo dei pazienti miglioravano, un terzo restavano uguali e un terzo peggioravano, indipendentemente dal fatto che ricevessero cure psichiatriche oppure no.
Grazie a quelle esperienze Hudolin si convinse che la cura psichiatrica tradizionale dell’”alcolismo” e dei problemi alcol-correlati in generale, non poteva essere efficace.
Nel 1959, quando Vladimir Hudolin diventò direttore, decise di aprire la porta del reparto di psichiatria. Dopo qualche anno decise di staccare i pazienti alcolisti per lavorare con loro separatamente in una comunità terapeutica, e organizzare fuori dalle strutture ospedaliere, in alcuni quartieri di Zagabria, le attività dei Club degli Alcolisti in Trattamento.
Il 1°aprile 1964 furono inaugurati il reparto di Alcologia, il day-hospital, il dispensario, l’ambulatorio alcologico, il centro per lo studio dell’alcolismo e le altre dipendenze e il primo Club degli Alcolisti in Trattamento.
Fu anche avviata l’ospedalizzazione del fine settimana e organizzata una équipe per gli interventi urgenti nel territorio. In poco tempo nacquero altri Club in diversi quartieri di Zagabria.
Ma la sua fama di esperto Alcologo superò i confini e giunse nella vicina Trieste. Fu così che un medico di Trieste diede indicazioni ad un suo paziente, Giovanni Pitacco con un grave problema con l’alcol, di andare dal prof. Hudolin. Il sig. Pitacco ci andò con la moglie Luciana, e rimase ricoverato nel reparto per due mesi. Successivamente anche Giorgio Citossi, un altro alcolista, fu portato in ambulanza nel reparto del Prof. Hudolin. Queste furono le due famiglie con cui venne aperto in seguito il primo club a Trieste nel 1979 e da lì nel resto del Friuli, in tutta Italia e nel mondo.
L’approccio ecologico sociale che Hudolin sperimentò fin dall’inizio si basava sulla possibilità che l’interazione delle famiglie nei Club, favorita dal clima empatico che si realizza nel contesto delle relazioni tra i suoi membri, facilitasse il cambiamento nelle modalità di comunicazione nelle famiglie e tra i membri del Club, permettendo di affrontare e verbalizzare quello che più avanti Hudolin definirà con il termine di “disagio spirituale” e “disturbo esistenziale”.
L’obiettivo non era quindi solo lo smettere di bere ma soprattutto modificare il proprio stile di vita e di relazioni attraverso la pratica di una modalità di comunicazione più efficace e funzionale affinché le famiglie potessero “trascendere” dai propri problemi e guardare al futuro con fiducia (oggi si direbbe essere più resilienti).
Hudolin adeguò la sua proposta metodologica nel tempo osservando i risultati visti nelle comunità multifamiliari dei club. Introdusse così il concetto di alcolismo non come malattia ma come stile di vita comportamento che si esprime nel contesto di una cultura sociale (quella che chiamò Spiritualità Antropologica) di ampia accettazione e difesa dei consumi di bevande alcoliche a fronte di un sempre più evidente impoverimento delle relazioni interpersonali.
Così scriveva Hudolin: Il Club lavora in base a un concetto che vede i problemi alcol correlati come tipi di comportamento diversi, stili di vita differenti, difficoltà causate da relazioni difficili e da interazioni di sistemi ecologici nella famiglia, nella comunità locale e nel gruppo di lavoro.
Così, secondo Hudolin, le famiglie inserite nel percorso di crescita e maturazione che vivono nel Club, potranno essere testimoni di questa nuova visione dei problemi alcol correlati negli ambiti di vita e di lavoro della loro comunità di appartenenza, contribuendo a cambiare la cultura esistente e promuovendo stili di vita più salutari e sicuri.